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C'è una strada che si snoda in una cittadina dell'Appennino marchigiano, tra le macerie del dopoguerra, tra uomini vestiti in bianco e nero, motorette scoppiettanti e la grazia del primo sentimento d'amore di Salvatore. Poi la strada sospinta dal boom economico approda nella Milano operosa e feconda degli anni sessanta. Dopo aver assolto i formali doveri piccoli borghesi (servizio militare, matrimonio e procreazione) improvvisamente l'avventura irrompe e mischia le carte. La strada è diventata sterrata e conduce nei paesaggi struggenti d'Africa, nel mondo cosmopolita del Sudafrica e ne attraversa i momenti storici che vanno dall'Apartheyd alle lotte razziali che portano all'amministrazione di Nelson Mandela, fino all'attuale crepuscolo. Inesorabilmente la ruota della vita conduce dove tutto era cominciato: tra le macerie dell'Appennino. Non quelle della guerra, ma del terremoto. Dicono che dopo si è più ricchi: di esperienze, di amicizie, di acciacchi, di arti e mestieri. Dicono anche che si è circondati da giovani leoni impazienti di far girare nuovamente la ruota.